L'allenamento della
regione addominale ha concentrato su di sé numerosi approfondimenti
nel corso degli anni, in quanto regione corporea oggetto di vari
studi e ricerche scientifiche e biomeccaniche rivolte soprattutto ad
approfondire il ruolo che essa svolge nel mantenimento della corretta
postura, in quanto costituita da muscoli posturali per eccellenza.
Purtroppo negli anni trascorsi e fortunatamente, al giorno d'oggi, in
casi non numerosi, le scarse conoscenze biomeccaniche ed anatomiche,
hanno generato scompensi posturali sui soggetti, sebbene si partisse
dal presupposto di voler attuare prevenzione con l’allenare i
presunti “addominali alti” ed “addominali bassi” con esercizi
i quali, però, allenando un movimento segmentario con la loro
impropria esecuzione, andavano a stimolare i muscoli flessori
dell'anca.
Nell'ottica odierna, stanti i numerosi studi miranti a
colmare importanti lacune,
ci si è orientati ad una visione più globale del corpo umano,
nella quale l’allenamento specifico del movimento tende a
sostituire il condizionamento del singolo muscolo; e ciò al fine di
raggiungere l’equilibrio di un sistema dove i singoli componenti
interagiscono in armonia per il raggiungimento d’una funzione
stabilita. Sentiamo, infatti, sempre più spesso nominare il termine
“core”, nel cui ambito, gli studi orientati allo sviluppo di una
corretta metodologia di lavoro, portano ad ottenere benefici sia per
quello che riguarda lo svolgimento delle attività quotidiane, sia
per quanto concerne la possibilità di un incremento della
prestazione sportiva, sia in ambito rieducativo. Il “core” viene
definito come “centro funzionale del corpo” e, non a caso,
l'attività della cintura addominale rientra in quelli che sono i 4
fondamenti che caratterizzano l'allenamento funzionale. Il “core”
rappresenta, quindi, una sorta di corsetto muscolare che lavora come
un unità stabilizzante il corpo e la colonna vertebrale in
presenza o assenza di movimenti degli arti, fungendo da “centro”
delle catene cinetiche funzionali. Si evince come la capacità di
mantenere una adeguata stabilità funzionale e un ottimo controllo
neuromuscolare nella regione del “core” diventi importante tanto
nell’ambito della prevenzione come, nel caso dell’allenamento
mirante all’incremento della performance sportiva. Un facile
esempio applicabile in un azione di cambio di direzione in una
partita di calcio, può ben chiarire quanto un maggior controllo
della stabilità del tronco possa portare giovamento sia in termini
di prevenzione che di efficienza muscolare con connesso ridotto
dispendio energetico.
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The Real Core |
Assistiamo,
purtroppo, ad errate esecuzioni di esercizi su fitball, che
potrebbero rappresentare uno dei diversi aspetti del “core
training” ma che, invece, così come vengono ancora oggi condotti,
implicano sempre il condizionamento del singolo muscolo e non il
movimento nella sua globalità.
Val
la pena di chiedersi, a questo punto, che cosa intendiamo per
stabilità di sistema. Orbene, in una logica di catene cinetiche, il
movimento avviene in maniera prossimo-distale, e la stabilità
prossimale (del core) è garanzia distale,
e nello stesso tempo, la stabilità crea schemi motori di prevenzione
sia in ottica di affaticamento che in termini di alleggerimento da
eccessivi carichi di lavoro sulle strutture articolari.
Panjabi
in uno studio del 92: “The
stabilizing system of the spine. Part I. Function dysfunction,
adaptation and enhancement. J Spinal Disorders”
e “The
stabilizing system of the spine. Part
II. Neutral Zone and instability hypotesis. J Spinal
Disorders”suddivide in tre
categorie, interagenti tra loro, le componenti che sono alla base
della stabilità:
-
Il Sistema di Controllo Neurale: cui spetta il compito di coordinare
le azioni.
Il Sistema Nervoso Centrale, infatti, ha il compito di monitorare e
controllare la forza prodotta con l'ausilio di feedback che
provengono dai fusi e dai GTO (organi tendinei del Golgi).
Ora,
la richiesta di stabilità varia a seconda dei vari aggiustamenti
posturali o in base ai carichi utilizzati e questo sistema deve
garantire stabilità e permettere il movimento. Come affermato in più
pubblicazioni da uno dei miei maestri: “tutto parte dal cervello”.
Il movimento programmato dal SNC viene reso efficiente dai meccanismi
di coordinazione intra e intermuscolare (vedi art. percedente) che
assicurano, sia il numero di fibre coinvolte che il firing rate
(intramuscolare); ed inoltre viene garantita un’ottima interazione
tra i muscoli coinvolti nel realizzare il movimento (intermuscolare).
In conclusione il sistema
neurale lavora continuamente per modulare la stabilità della
struttura in risposta a forze esterne e per garantire il movimento.
durante attività dinamiche.I primi, quindi, controllano la stabilità della colonna vertebrale intersegmentaria: multifido, rotatori, interspinali, intertrasversali, che, contraendosi, generano una compressione tra le vertebre lombari che migliora la stabilità (Panjabi,1992; Mc Grill,2001). Gli stabilizzatori globali invece sono muscoli superficiali che trasferiscono forza tra la gabbia toracica e il bacino, permettendo un aumento della pressione intra-addominale aumentando la stiffness e riducendo i carichi compressivi. Essi sono: retto dell'addome, obliqui, trasverso, erettori spinali, quadrato del lombi.
Abbiamo
così esaminato gli aspetti anatomici e funzionali di un corretto
“core Training”.
Alla
parola “core” è stato spesso associato il termine Stability,
anche se il tema diventa controverso in quanto ultimamente, per ciò
che riguarda l'ambito sportivo, si parla di Core Strenght.
A
livello rieducativo, Faries
e Greenwood
suggeriscono che “la
core stability”
sia l’abilità di stabilizzare la colonna come risultato
dell’attività muscolare, mentre la “core
strenght”
sia la capacità della muscolatura di produrre potenza attraverso la
forza contrattile e la pressione intra-
addominale.
Ad ogni modo, racchiudere entrambi i termini sotto il nome di Core
Ability,
ossia possedendo sufficienti livelli di forza e stabilità nel corpo
sia nelle attività quotidiane che nella pratica sportiva, e
aumentando i livelli di entrambe (Stability e Strenght), questo
permette di migliorare la performance atletica. Ricordiamo ancora una
volta che il Core rappresenta l'insieme dei muscoli finalizzati non
solo alla stabilità, ma rappresentano anche un elemento di
trasferimento delle forze ai segmenti corporei.
I
muscoli coinvolti nella stabilizzazione del core sono, come già
detto, principalmente: il
trasverso dell'addome:
che secondo Cresswell
e Thorstensonn (1994)
lavora principalmente per l'aumento della pressione intra-addominale
che riduce il carico compressivo; mentre, secondo altri studi, il
trasverso è il primo muscolo attivato durante movimenti degi arti
superiori ed inferiori, indipendentemente dalla direzione del
movimento. Ad ogni modo, ciò non significherebbe che si tratti del
più importante da allenare, in quanto McGrill
et al.(2003)
affermano che “il contributo relativo di ogni muscolo cambia
continuamente durante il movimento, quindi stabilire quale sia il
muscolo stabilizzatore più importante, può essere solo correlato ad
un preciso istante”. I rimanenti muscoli, sono: gli
Obliqui interni ed esterni, il retto addominale, il quadrato del
lobi, i dorsali ed
il multifido.
Uno
squilibrio e un conseguente controllo alterato da parte del sistema
nervoso, una eccessiva debolezza, provocano una tensione eccessiva
sulle strutture passive dell'articolazione provocando lassità
legamentose e degenerazioni delle cartilagini. L'interazione tra i
vari muscoli e le articolazioni è alla base della postura. Questa
armonia è dunque minacciata da squilibri, in quanto allenamenti che
possano provocare accorciamenti muscolari, che creino tensioni sulle
strutturi articolari, modificano la postura del nostro corpo. Il core
training diviene così una importantissima ginnastica atta a
migliorare la propria postura nella vita di tutti i giorni ed a
prevenire quelle che sono le patologie più frequenti nello sportivo
o nel caso che in particolare ci interessa, del calciatore. Negli
articoli dei prossimi mesi, mi riprometto di riportare qualche
esempio pratico della metodologia d'allenamento.
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