Il
sistema nervoso centrale (SNC) controlla finemente la forza di
contrazione del muscolo, da un valore minimo ad un valore massimo,
regolando in questo modo sia il numero di unità motorie reclutate,
sia la frequenza di attivazione di ciascuna di esse. L'unità motoria
è rappresentata dal motoneurone che attraverso il suo assone
determina la contemporanea contrazione delle fibre muscolari da esso
innervate attraverso la trasmissione del potenziale d'azione
originalmente generato da un impulso eccitatorio cortico-spinale
(ovvero a partenza cerebrale e proiezione midollare). I motoneuroni
sono raggruppati a
pool destinati
ad innervare fibre di muscoli diversi.
Il
numero di unità motorie coinvolte in un movimento, dipende dalla
forza di contrazione del muscolo. Questa azione viene definita
reclutamento
delle unità motorie.
Così, un aumento della forza di contrazione porterà dapprima ad un
reclutamento delle unità motorie che innervano poche fibre e che si
caratterizzano per un motoneurone di minori dimensioni, per poi
passare a reclutare quelle che ne innervano di più numerose e che
chiaramente sono caratterizzate da un motoneurone di dimensioni
maggiori. Esiste una asincronia di attivazione delle unità motorie,
e ciò rende possibile uno sviluppo di forza costante nel tempo
allontanando fatica muscolare. Si evince che la sincronizzazione
delle unità motorie di un muscolo andranno ad aumentare la forza
prodotta ma anche a scapito del controllo di movimenti fini
(insorgenza tremore muscolare).
Esistono
diversi tipi di Unità Motorie che differiscono in uno stesso
muscolo, che per muscoli diversi, per il diverso tipo di fibre che le
compongono. Avremo quindi unità motorie con motoneurone piccolo ed
annesse fibre di piccolo diametro a contrazione lenta, ma resistenti
alla fatica, unità motorie con motoneurone grande e fibre di grande
diametro a contrazione rapida, forti ma scarsamente resistenti alla
fatica ed unità motorie con motoneurone e fibre intermedi tra gli
altri due detti tipi, a carattere intermedio quanto a resistenza alla
fatica.
Per
tipologia, le fibre innervate da un motoneurone sono tutte identiche.
Le fibre muscolari dipendono dal tipo di miosina che le compone.
Le
ST (ovvero Slow Twitch) sono resistenti alla fatica in quanto
utilizzano il metabolismo aerobico come fornitore di ATP. Si tratta
di fibre del tipo 1 a contrazione lenta. Sono ad alto contenuto di
mioglobina (fibre rosse)
in quanto molto capillarizzate, sede di processi ossidativi di
elevata capacità ed elevato tenore di depositi di trigliceridi.
L’organismo impiega le ST per il mantenimento della postura, in
quanto i livelli di forza richiesti sono minimi, ma continuativi nel
tempo. I motoneuroni che innervano tali fibre in numero ridotto (Tipo
1) favoriscono l'esecuzione di movimenti fini proprio per il numero
ridotto di fibre controllate.
Le
FT (fast Twitch) sono costituite da fibre di tipo 2. Generano molta
forza ma in tempi più limitati. Sono dette bianche
proprio per il grado inferiore di capillarizzazione ed
ossigenazione. Esse comprendono sia le fibre di tipo 2A che le fibre
di tipo 2B (spesso dette in letteratura 2X). Entrambe di dimensioni
maggiori, le 2B sono puramente anaerobiche mentre le 2A sono anche
chiamate intermedie dato il loro grado di conversione o in 2B o in1.
La
differenza primaria tra fibre è la velocita'
di accorciamento
più che la forza, infatti la potenza generata dalle 2B è dovuta
proprio alla sua velocità di accorciamento.
La
percentuale di fibre (1, 2A o 2B) presente in un muscolo ne determina
la caratteristica funzionale, cioè definisce se quel muscolo è in
grado di compiere azioni veloci o resistenti.
La
soglia di attivazione dei motoneuroni delle unità motorie sono
differenti tra loro: infatti le unità motorie 2B hanno soglia più
elevata delle 2A che a loro volta ce l'hanno più elevata delle 1.
Questo sistema di attivazione
o
reclutamento
delle
fibre
segue la legge
di
Hanneman
secondo la quale, a seconda dell'intensità dell'attività elettrica,
vengono ad essere reclutate progressivamente le fibre la cui soglia è
superata. Quindi, una debole corrente elettrica attiva un unità
motoria lenta; una più intensa attiva unità motorie a soglia più
alta, facendo aumentare anche il firing
rate
(ossia la frequenza degli impulsi sull'assone) della fibra di Tipo 1
già attiva, con conseguente rafforzamento della contrazione delle
sue fibre; infine, un più potente ed intenso segnale elettrico
riesce ad attivare anche l'unità motoria a soglia più alta oltre a
coinvolgere le fibre a soglie inferiori aumentandone anche il fring
rate. La variazione del firing rate in relazione agli impulsi che
arrivano alle unità motorie è il modo in cui i neuroni comunicano
l'intensità dei loro messaggi.
E'
quindi evidente che bassa attività elettrica permette di generare
poca forza ma per un tempo molto più lungo rispetto ad una attività
elettrica che coinvolga le fibre 2B e che permette di generare
maggiore forza ma per un tempo limitato. In altre parole, aumentando
la frequenza degli impulsi in ingresso alle unità motorie (firing
rate) si otterrà un reclutamento progressivamente maggiore di fibre
secondo l'ordine della legge di Hanneman, ma anche un aumento della
forza delle singole unità motorie via via che raggiungono il tetano.
Se
viene richiesto un livello di forza molto basso ma per un tempo più
alto – quantificato, quindi, dalla sola attivazione di fibre 1
(lente) - l'asincronia delle fibre lente garantirà il mantenimento
della forza. Infatti, nel momento in cui le unità motorie
raggiungono il loro tempo massimo di contrazione, verranno a
decontrarsi completamente e, nel frattempo, verranno attivate altre
fibre lente di un altra unità motoria la quale permetterà di
mettere a riposo le fibre attive precedentemente, con il conseguente
mantenimento del basso livello di forza richiesto. Con l'aumentare
della richiesta di forza, oltre ad attivarsi completamente tutte le
unità motorie lente, vengono reclutate unità motorie di tipo 2A che
possono produrre più forza, ma, quando la richiesta di forza diventa
massimale, tutte le fibre vengono coinvolte e, non essendo più
possibile un’alternanza tra fibre dando riposo ad altre, non appena
una fibra non è più in grado di contrarsi, non sarà possibile
generare la forza richiesta. Questo tipo di attivazione è detto
reclutamento
spaziale.
Grazie
all'allenamento si potrà migliorare questo processo. Non a caso: un
soggetto sedentario normalmente recluta solo il 30-50% del suo
potenziale di fibre, mentre un soggetto allenato l’80-90%
(Verchoshanskij, 1988).
In
ultima analisi si può quindi affermare, secondo la Legge di
Hanneman, che le fibre bianche sono le ultime ad attivarsi in termine
di intensità.
Appare
scontato che l'allenamento di potenza (squat, sprint o lavori che
causano elevate tensioni muscolari) provochi un effetto di
ipertrofismo e più le fibre tendono al tipo 2b più l'effetto di
incremento sia del numero di miofibrille che l'aumento della sezione
trasversa, sarà marcato. Ad ogni modo, sarebbe impossibile scindere,
nel fenomeno, il contributo dell'allenamento da quello
dell'ereditarietà.
Si
puo' variare la composizione delle fibre muscolari?
Allenamenti
che generino moltissima forza sono sicuramente lo stimolo ideale per
variare la composizione delle fibre, tenendo presente tutto quello
che fino ad ora è stato detto, dato che il SN deve necessariamente
fornire alle unità motorie stimoli elettrici ad alta frequenza.
Sarebbe, pero', difficile dare una risposta definitiva al quesito su
quale sia il miglior allenamento in termini di esercizi, serie,
ripetizioni, carichi, frequenza per operare una conversione della
tipologia di fibre verso quelle piu' forti ed ipertrofizzabili.
Questo è cio' che si evince dalla letteratura scientifica.
Altre
grosse difficoltà compaiono ove ci si volesse allenare secondo la
tipologia di fibre al fine di provocare l'esclusivo coinvolgiomento
delle fibre muscolari veloci.
La
trasformazione delle fibre è un esempio di efficienza: il muscolo
cambia composizione a seconda dell'attività prevalente, e studi
dimostrano che:
-
Fibre 2b, appena si presentano stimoli continuativi che necessitano
di molta forza, si trasformano in avaria percentuale in 2a
-
Se sono richiesti stimoli continuativi a bassa intensità, le fibre
2a si trasformano in fibre di tipo 1
-
Assai poco è noto a riguardo della trasformazione delle fibre 1 in
fibre 2a.
L'attribuire
a questa trasformazione un significato superiore alla sua reale
portata (ossia con allenamenti mirati ad allenare solo una tipologia
di fibre) è uno stile di pensiero e di comportamento velleitari? Con
allenamenti con carico medio-elevato per un volume di ripetizioni
medio-elevate vengono effettivamente ad essere stimolate tutte le
tipologie di fibre. E se cosi' non fosse? Il corpo umano interviene
per convertirle in fibre stimolabili. Questa è la vera
Trasformazione delle fibre muscolari.
Come
detto in precedenza, l'allenamento porta al miglioramento del
reclutamento del suo potenziale di fibre muscolari. Volendo
concentrarci sull'estrinsecazione di Forza Esplosiva, rimando alle
considerazioni fisiologiche sulla forza esplosiva prese in atto dal
Prof. Carmelo Bosco: ad influenzare lo sviluppo della forza in forma
esplosiva, ci sono i seguenti fattori:
-
Frequenza degli impulsi nervosi che dal cervello arrivano ai muscoli
-
Numero di fibre muscolari a cui vengono inviati i messaggi
-
Aspetti Propriocettivi o più semplicemente coordinativi
-
Tipo di fibre muscolari
-
Dimensione e tensione prodotta da ciascuna fibra muscolare, le quali
dipendono dalla massa e dal peso molecolare della struttura proteica
che costituisce le fibra.
Quindi
per un incremento della capacità di estrinsecare forza in maniera
veloce (forza esplosiva) bisogna orientare il nostro lavoro su tali
basi.
La
quantità di fibre reclutate, la frequenza degli impulsi (o stimoli),
gli aspetti coordinativi, sono gli obiettivi da tenere in
considerazione.
Appare
quindi importante la coordinazione muscolare. Sono tanti gli
istruttori o preparatori i quali si vantano di far eseguire ai loro
atleti tanta coordinazione; ciò è vero, ma a che preciso scopo? Gli
aspetti coordinativi interessano, come sopra detto, le basi
fisiologiche della forza.
La
coordinazione muscolare consiste sia nella capacità di far lavorare
più muscoli insieme per creare traiettorie ottimali in movimenti
complessi (coordinazione Intermuscolare), sia nella capacità di
dosare la forza di un singolo muscolo; e cio' dipende dal numero di
Unità Motorie coinvolte (coordinazione intramuscolare), oppure sono
coinvolte tante UM quante ne occorrono per l'estrinsecazione della
forza richiesta.
Il
classico esempio è l'immagine del giocatore poco coordinato che
nell'esecuzione di movimenti poco conosciuti va a contrarre
simultaneamente sia i muscoli agonisti che gli antagonisti
predisposti al movimento opposto.
L'aumento
della prestazione coordinativa intermuscolare si spiega con un
miglioramento dell'azione coordinata dei gruppi muscolari interessati
al movimento.
L'obiettivo
principale sarà quello non solo di ottimizzare questo aspetto ma
anche di migliorare la capacità di reclutamento temporale ovvero
producendo un
miglioramento della capacità di reclutare un numero sempre maggiore
di unità motorie nel medesimo tempo.
Concludendo
gli elementi per l'incremento della F.Esplosiva, definita da vari
autori come la capacità di estrinsecare forza in maniera veloce,
sono:
-
Cambiamenti Funzionali (reclutamento e sicronizzazione); i
motoneuroni e gli interneuroni variano la loro chimica interna
modificando il firing rate e la soglia di attivazione
-
Cambiamenti Strutturali, cioè trasformazione dei tessuti muscolari
in fibre di tipologia 2a e crescita dei tessuti stessi
-
Cambiamenti Organizzativi a carico del SN: coordinazione
neuromuscolare.
Questi
sono fattori non indipendenti fra loro: reclutare piu' tessuto
muscolare in ogni muscolo permette di ottenere piu' forza. Da ciò
consegue la necessità di coordinare in maniera differente gli stessi
muscoli, dato che la maggior forza permette di ottenere prestazioni
prima non possibili. Ma l'aumentata coordinazione intermuscolare
permette movimenti nuovi che forniscono al muscolo stimoli ulteriori
che li impegnano a reclutare piu' tessuto muscolare (reclutamento
temporale).
Bibliografia
di Riferimento
C.Bosco
– La Forza muscolare: aspetti fisiologici ed applicazioni pratiche;
SSS Roma 1997
Paolo
Evangelista – DCSS Power Mechanics For Power Lifters; Sandro
Ciccarelli Editore 2011
R.
De Bellis – Esercitazioni per L'adattamento e la Trasformazione del
gesto Calcistico attraverso la variazione dello stimolo; Calzetti
Mariucci 2006
Scienza
& Sport Riviste numeri 2/3
Articoli
di Stefano Scudero per Blog di Preparazione Fisica
Jurgen
Weineck – La Preparazione fisica ottimale del calciatore; Calzetti
Mariucci 1998
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