Mio nonno mi ripeteva sempre:

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"...Il calcio è peggio di un' amante, perché di lei ci si stanca, dello sport mai."

...come dargli torto?

sabato 1 settembre 2012

Considerazioni circa la Repeated Sprint Ability (Rsa)



Nel 1993 abbiamo letto un articolo di un gruppo di ricerca australiano il quale aveva in maniera generica affrontato la Rsa. Da allora fino al 2011 nessun articolo è stato pubblicato a riguardo. Nel 2011 ben 27 articoli sono stati pubblicati, nei quali si è iniziato a chiedere se la rsa fosse davvero un requisito importante per il calciatore. Per Sprint, vi sono differenti definizioni, e in 27 articoli non vi sono definizioni uniformi. Viene quindi reputata una qualita importante nel calcio? E quali sono i fattori limitanti?



Negli ultimi tempi si è posta molta attenzione su di una qualità assai importante negli sport di squadra e discipline intermittenti: la Repeated Sprint Ability (Rsa). Vari articoli sono stati pubblicati sul tema e, tra questi: "Repeated.Sprint Ability Part 1-2" pubblicato su Sports Med nel 2011, nonché un recente articolo del Prof. G.N. Bisciotti "La Repeated Sprint Ability parte 1-2" uscito su Nuovo Calcio nel gennaio 2011. Vediamo ora, sulla base di tali articoli, di chiarire l'importanza ed i limiti di questa qualità atletica molto importante, per chi oggi volesse focalizzare l'attenzione su di essa, onde poter più specificatamente pianificare il lavoro. Con il termine Rsa, ormai molto noto agli addetti, si intende la capacità in alcuni sport come il calcio di effettuare sprint massimali alternati a momenti di recupero che possono essere brevi o effettuati a bassa intensità. Nel calcio la Rsa viene identificata con sprint di corta durata: 10 sec, intervallati da recuperi generalmente < 60''. Al fine di poter più agevolmente comprendere come meglio allenare questa capacità, occorrerà dunque analizzare quelli che sono i fattori limitanti di questa qualità che tanto influenza la performance. Partiamo dunque da una analisi di quelli che sono i fattori di tipo muscolare. Effettuando un esercizio ad alta intensità ripetuta, si verifica un importante disturbo di tipo ionico all'interno dei muscoli. Il mancato riassorbimento della pompa Na+/K+ di K+ che va ad accumularsi all'esterno delle cellule muscolari induce una riduzione dell'eccitabilità muscolare che influenza l'efficacia della contrazione (Juel et al., 2000). Alcuni dati confermano che gli sprint ripetuti inducono una riduzione dell'eccitabilità. Altro fattore limitante, nel corso di prove di Rsa, è rappresentato dalla fosfocreatina (PCr), la prima riserva di energia immediata presente nelle fibre veloci, ed è bene ricordare che le scorte si riducono del 60% dopo uno sprint di 6-7'' e che il suo completo ripristino avviene solo dopo qualche minuto. In prima analisi si potrebbe dedurre che un aumento della disponibilità di PCr sia una strategia sufficiente per l'aumento della performance, laddove, invece, molti autori sono fortemente dubbiosi in tal proposito e di conseguenza ad oggi rimane irrisolto l’interrogativo che la limitazione di PCr rappresenti un fattore predominante per il calo della performance durante prove di Rsa con recupero ≥ 30sec. Esaminando la correlazione tra rsa e meccanismo anaerobico invece, è opinione comune considerare il meccanismo glicolitico come un fattore di influenza dell' Rsa; ne consegue che sia consigliata, quindi, una reintegrazione glicidica durante le pause di gara. Inoltre numerose ricerche e sperimentazioni hanno indicato come un aumento del VO2 Max possa allontanare l’istaurarsi della fatica, in quanto il calo del meccanismo anaerobico verrebbe "mascherato" dall'avvento del meccanismo aerobico in una serie di sprint ad alta intensità con recupero berve. C'è da tenere in considerazione l'accumulo dei metaboliti a livello muscolare che rappresenta una delle primarie cause d'insorgenza della fatica. Infatti un aumento della concentrazione di ioni H+ a livello muscolare andrebbe ad avere azione inibitoria sulla glicolisi anaerobica. Quanto alla possibilità che rappresenti o meno un fattore limitante di primaria importanza, su questo molti autori si trovano in disaccordo. Quindi appare chiaro che pur restando molti dubbi sui meccanismi che facilitano l'avvento della fatica, i fattori che sembrano giocare un ruolo fondamentale nel calo della performance durante prove di Rsa appare possano essere: la limitazione di energia e l'accumulo di metaboliti a livello muscolare. Partendo proprio dall'eliminazione di questi grazie ai sistemi di tampone intracellulare, saremmo intuitivamente portati a pensare di pianificare allenamenti mirati all'accumulo di H+, ma questa strategia non sembra portare al miglioramento dei sistemi di regolazione del ph muscolare (Bishop e coll., 2008). Stando alla letteratura, stimolare il sistema tampone intracellulare sarebbe possibile effettuando allenamenti al 90% del VO2 Max che abbiano tempi di recupero uguali a quelli di lavoro. Infatti aumentare il tempo di recupero porterebbe a favorire la metabolizzazione del lattato non producendo benefici. Fa parte dei sistemi di regolazione del ph muscolare anche un gruppo di sistemi di membrane di trasporto chiamato “sistema di trasporto del monocarbossillato” (MCTs) il cui intervento, a bassa media ed alta intensità, è ancora oggetto di studio, ma pare che la via migliore siano allenamenti mirati ad una produzione di lattato tra le 4 e le 5 mmol.l-1. Non esistono linee guida particolarmente raccomandate nemmeno per allenamenti che portino ad un aumento della velocità di risintesi del PCr. Come allenare quindi la Rsa in maniera specifica? Sarebbe interessante, a questo punto, avere riflessioni e commenti da parte del lettore, per nuovi spunti di allenamento. Ad ogni modo, le strategie più utilizzate sembrano essere quelle di proporre lavori che prevedano sprint ripetuti in successione ma anche lavoro intervallato al 90% del VO2 Max con periodi di lavoro inferiori ai tempi di lavoro. Ad oggi quindi la strategia di allenamento sembra quella di proporre varie tipologie di lavoro... ma, v’è il rischio di incappare in qualche errore di programmazione?

Si tratta di un argomento ad oggi molto complesso che necessita di ulteriori ricerche, in quanto molti studi, al contrario, vanno ad evidenziare come in prove di 7 azioni definite di sprint ad alte intensità, non vi sia un decremento nell'esprimere l'impegno tra il primo e l'ultimo sprint. Dal punto di vista dell'applicazione nell’allenamento non dovremmo quindi cercare di aumentare all'infinito la capacità di lavorare ad alta intensità, ma sarebbe interessante relazionare il carico interno ed il carico esterno, cercando di capire quanto sia costato al nostro calciatore esprimere fasi così intense e se in funzione delle richieste tattiche del gioco, lavorare a richieste ancora maggiori o a parità di impegno, per capire quanto la percezione dello sforzo sia a livelli uguali o superiori. In oltre c'è da considerare la variabilità di questi lavori per ruolo, in quanto cambia la tipologia di attività tra uno sprint e l'altro (recuperi in forma passiva o attiva, a 7 km/h o a 17-18 Km/h). Alcuni studi evidenziano come, durante una partita di calcio, vi siano recuperi medi di 60'' ma, molte partite (circa il 25%) effettuate con tempi di recupero decisamente ridotti. Nel 30% di soggetti Under 17 non si evidenzia alcuna sequenza di sprint ripetuti durante tutta la gara, così come nel 27% dei difensori centrali, i quali non effettuavano 2 sprint ad alta intensità prima di un intervallo minimo di un minuto. Ma come misurare la rsa? In letteratura si incontrano metodi di rilevazione vari, ma recentemente i ricercatori suggeriscono test con pause di recupero attivo con distanze variabili accoppiate a distanze di recupero attivo variabile, per indagare la capacità di ripetere il lavoro ad alta intensità.


1 commento:

  1. Considerando che tale capacità è influenzata da tre componenti (potenza anaerobica, capacità tampone e potenza aerobica) l'allenamento della RSA dovrebbe indirizzarsi verso il miglioramento di queste. Il problema si pone sulla periodizzazione del lavoro e sulla individualizzazione dello stesso,in quanto valutando la RSA (esempio:test 5x30m/30" in quanto non esiste un gold standard) potrebbero risultare carenze diverse in giocatori diversi, con la necessità di programmare allenamenti individualizzati...

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