Il
buon utilizzo dei dati derivati dai test di valutazione per la
pianificazione dei lavori, è un ottimo strumento per l'incremento
della performance.
L'utilizzo
di strumentazioni tecnologiche quali i sistemi di telemetria o
cardiofrequenzimetri, per il monitoraggio dell'atleta sotto sforzo,
sono oggi il requisito minimo per garantire un corretto
raggiungimento degli obiettivi predisposti. La valutazione del carico
interno è, quindi, un parametro importantissimo per il controllo e
la valutazione degli effetti allenanti sul nostro calciatore.
La corretta analisi dei dati è di sicuro aiuto per integrare, con il lavoro “a secco” e non, il lavoro svolto in allenamento.
Ad
oggi, molti sono i preparatori (soprattutto nei settori giovanili)
che si affidano ciecamente a formule che possono limitare il lavoro
reale, con il risultato di utilizzare, come unico dato di
riferimento, l'occhio e l'esperienza. Volendo dare però uno sguardo
critico agli studi compiuti sui test a navetta, essi hanno, dalla
loro parte, la diretta correlazione con le azioni svolte in gara, ma,
dall'altro canto, potrebbero sottostimare in misura le reali capacità
dell'atleta. Proprio per questo motivo, l'utilizzo di
apparecchiature, nemmeno poi troppo costose (forse poco più di un
iPhone)
e
una corretta serie di dati provenienti dall'incrocio di più test
mirati a misurare la stessa capacità, potrebbe sicuramente
orientarci verso un lavoro più che preciso. Un interessante studio
del Prof. R. Colli e coll., pubblicato dalla rivista Sds n°72, tenta
di identificare uno dei fattori limitanti del test di Léger, ovvero
il CE nei test a navetta. Partendo dal test di Léger e passando per
i vari protocolli a navetta proposti - tra cui lo Yo-Yo test (Vedi
articolo: Test a navetta: "Yo-Yo Intermittent Recovery Test"
con etichetta: Test di valutazione Atleta) -. gli autori propongono
di considerare le velocità massimali raggiunte nell'ultimo step come
indicatrici della Vam, utilizzando calcoli teorici come predittori
del VO2 Max del
soggetto. Una nota formula, girata agli uomini da campo, è quella
proposta da Bisciotti e coll. per meglio quantificare la Vam anche in
situazioni di test a navetta, ed indica, tramite calcoli teorici,
quanto può aumentare il CE di tale corsa alle varie velocità,
riportando una formula:
VAM
= 1,50 · velocità navetta – 4,01
![]() |
Esecuzione pratica di un Test a Navetta |
Un
parametro particolarmente importante da verificare, però, è se
l'aumento del CE nell'ambito della navetta, segua un equazione
teorica rettilinea. Nello studio sopra citato, Colli e coll. hanno
realizzato una serie di esperienze volte a determinare il costo
energetico della corsa a navetta tramite metabolimetro portatile,
ottenendo alcuni riscontri di un certo interesse scientifico, ma
soprattutto pratico, vista la loro diretta applicabilità. Hanno
misurato
il CE della corsa continua messo in relazione a quello stimato nel
correre tratti da 20 metri a navetta alla stessa velocità media
(10,29 km/h); tale velocità deriva dalla possibilità di
identificare ogni 20 metri ed ogni 7 sec.) in dieci
soggetti.
Dall’analisi
dei dati risulta che correre ad una velocità di 10,29 km/h a
navetta, è responsabile di un CE maggiore dell’11% circa, rispetto
alla corsa in linea.
La
velocità, pertanto, conosciuto il CE ed il VO2 può
essere cosi ricalcolata:
Velocità
della corsa in linea = VO2 (navetta)/CE
(corsa in linea)
In
questo caso, pertanto, correre a 10,29 km/h a navetta, in termini di
CE, equivale a correre in linea a 11,46 km/h. Ciò evidentemente è
imputabile ad un maggior costo metabolico dovuto ad azioni muscolari
di frenata e ripartenza.
Inoltre,
quando si corre a navetta con metodica intermittente, il CE - a
parità di velocità - è superiore del 8,1%, e ciò potrebbe essere
spiegato:
- dal possibile maggior costo in O2 dovuto alla resintesi della CPr;
- dalla necessità di una ripartenza da fermo nella navetta intermittente che risulta meno economica rispetto al lavoro continuo, dove si utilizza sempre la componente elastica dei muscoli delle gambe, dovuta alla frenata ed alla ripartenza che evidentemente fanno risparmiare qualcosa in termini di costo metabolico.
Lo
studio è stato riproposto diminuendo la durata della fase attiva ed
aumentando le intensità di corsa e procedendo alla
determinazione dei CE a velocità diverse. Dai valori ottenuti, è
ricavata un’equazione che descrive l’andamento del CE della corsa
a navetta su 20 metri a velocità diverse:
Corsa
navetta 20 m = 0,0673 velocità navetta² -1,2732 velocità navetta +
11,576 R2 = 0,9981
Si
possono quindi ricavare tutte le relazioni esistenti tra le diverse
velocità a navetta su 20 metri e le velocità lineari
corrispondenti.
L’equazione
corretta perciò risulta essere:
Velocità
in linea = 0,289 · velocità navetta² - 4,727 · velocità navetta
+ 30,36
Concluderei
quindi con una provocazione ai più giovani preparatori come me:
l'ausilio della FcMax e l'incrocio di diverse tipologie di test,
mantenendo sotto monitoraggio il carico interno, può esserci d'aiuto
per smettere una volta per tutte di lavorare ad ‘occhiometro…’
e lavorare in maniera più vera, soprattutto quando si è nuovi del
mestiere?
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